Il disco di cui parliamo oggi è uno di quelli che hanno sensibilmente cambiato la mia vita, un lavoro semplicemente straordinario… da una band che fino all’uscita di questo loro secondo album mi era pressoché sconosciuta. Gli Extreme nascono a Boston come gruppo metal nel 1985 dall’incontro tra Gary Cherone (voce) e Paul Geary (batteria) che insieme militavano in una band chiamata The dream con Nuno Bettencourt chitarrista dei Sinful e Pat Badger bassista degli In the pink. Dalla storpiatura del nome della band in cui suonavano Cherone e Geary nasce il nome per la nuova formazione (Ex dream = Extreme).
Il feeling compositivo tra Cherone e Bettencourt è subito altissimo, entrambi amano le stesse cose, un po’ di Aerosmith (che a Boston sono un’istituzione più o meno come il Papa a Roma), tanti Queen e tanti, soprattutto, Van Halen corrono nelle casse dei loro stereo. Cominciarono a farsi una discreta fama nel circuito locale di Boston quando nel 1988, il boss della A&M Bryan Huttenhower, li mette sotto contratto hanno messo da parte già un considerevole numero di canzoni pronte da pubblicare. E’ così che nel 1989 esce il primo album che si chiama proprio come la band, prodotto da Rheinold Mack, famoso per essere stato a lungo collaboratore dei Queen. Ma l’album non sortisce l’effetto desiderato, anche se in patria vende benino. Di questo album la band non è particolarmente contenta, è giovane, acerbo, ma permette comunque di proseguire il cammino come band, e anzi di spendere qualche soldo in più per avere una produzione di un certo livello.
Ed è così che nel 1990 la band si chiude agli Scream Studios, a Studio City, nel centro del “music and movie business” di Los Angeles con la regia di Michael Wagener che già aveva lavorato con gente come i Dokken e gli Skid Row e il 7 Agosto del ‘90 gli Extreme piazzano questo ordigno, a potenziale atomico, che scombinerà il mondo del rock.
Il lavoro in studio è certosino, la mano di Nuno Bettencourt è particolarmente ispirata, suona tutte le chitarre, il pianoforte, le tastiere, si occupa delle percussioni, scrive gli arrangiamenti per tutti gli altri, insomma, un lavoro pazzesco. Grazie a questo album si guadagna il premio come miglior musicista mondiale del 1991.
Assieme alla band in studio ci sono anche le voci di Barbara Glynn, di Pat Travers, di Jeanine Moultrine. Inoltre fa la sua comparsa la chitarra di Dweezil Zappa. Ma la parte del leone in tutto l’album la fa la sezione fiati composta da Bob Findley alla tromba, Chuck Findley alla tromba, Bill Watrous al trombone, Dick Hyde al trombone basso, Pete Christlieb e Joel Peskin ai sax.
Grazie a questo album, in un momento in cui la scena hair metal sta perdendo tutta la propria potenza e sta lasciando spazio alla musica grunge e alternativa, tuttavia gli Extreme furono gli ultimi a perdere l’attenzione delle grandi masse dopo il repentino cambio di fronte delle preferenze giovanili.
Con la pubblicazione di questo secondo album abbiamo quello che è il razzo che proiettò la band nella scena internazionale. Il disco è essenzialmente un concept album che mescola le sonorità tipiche del pop metal con frequenti elementi funk.
Il sound originale creato in studio per questo disco divenne un riferimento per l’emergente movimento funk metal, oltre ad ottenere un enorme riscontro in tutto il mondo. Con la capacità di incidere melodie meravigliose gli Extreme mostrano il meglio di sé con uno stile graffiante e unico. L’album è considerato ancora oggi una pietra miliare per l’hard & heavy, la prima vera spinta verso il nuovo genere funk metal che prenderà piede in quegli anni e del quale loro risulteranno gli alfieri più eccellenti.
Ascoltiamo le 13 tracce del disco.
- DECADENCE DANCE: E’ geniale anche il titolo basato su un gioco di parole in questo singolo scritto dal duo Bettencourt/Cherone, che d’altronde si dividono la stesura di tutto l’album. Mai apertura di disco era stata così potente, diretta e precisa. Breve intro, poi è un muro di suoni da urlo. Chitarre a tutto spiano, cori pazzeschi, voce possente e ammiccante, armonici come se piovesse e Bettencourt che rifulge in tutto il suo splendore. Un pezzo che lascia di stucco per la felicità ritmata che contiene. Il solo di chitarra è tecnica, gusto, feeling allo stato puro. Fu il primo singolo di questo meraviglioso album.
- LI’L JACK HORNY: L’album prosegue con un altro brano che ci sbatte in faccia l’abilità strumentale eccelsa di Bettencourt, inoltre la sezione di fiati arricchisce la corposità della voce di Cherone e dei cori che hanno una grande parte a reggere il brano. L’inciso è molto spensierato, ricorda molto i Van Halen di David Lee Roth: altro eccellente assolo di chitarra sospeso tra Van Halen e Lukather due dei numi tutelari di Bettencourt.
- WHEN I’M PRESIDENT: Parte con un rap sovrastato subito da batteria e chitarra che paiono voler viaggiare tranquille verso la Casa Bianca. Altro ritornello acchiappafantasmi, pieno di cori. Il solo, ha qualcosa in se dei Ratt, sbriciola resistenze e affascina. Nuno, davvero magico.
- GET THE FUNK OUT: Apertura di basso e batteria per quello che fu il secondo singolo di questo album. Il brano vede la partecipazione vocale del grande Pat Travers. Fiati, chitarre, ammiccamenti e tanta corposità musicale le armi vincenti di questo singolo con un solo, al solito, stratosferico! Pronto a passare, dal funky al metal, via scale hammer on a velocità della luce.
- MORE THAN WORDS: Dopo tanto power arriva l’ora di un capolavoro acustico: questo slow permise alla band di scalare le classifiche ottenendo il primo posto su Billboard. Il frequente passaggio del video del brano in bianco e nero su MTV, ne assicurò il successo internazionale ed in futuro vanterà molte cover in tutto il mondo. Chi non la conosce, si vergogni almeno un minutino, in solitario, in un angolino buio. Una canzone su cui ogni singola parola è sprecata, magari ci si dimenticherà degli Extreme, non di questo pezzo.
- MONEY (IN GOD WE TRUST): Il coretto “Alleluiah” sbreccia il silenzio e parte un treno targato “hard d’eccezione”. Rischio di ripetermi ma qui c’è l’essenza del rock duro dei nineties, picchi incredibilmente alti. Inutile cercare di descrivere ritmo, cori, chitarre, da ascoltare a tutti i costi.
- IT(‘S A MONSTER): Stesso copione della canzone precedente, bisogna lasciarsi cullare dalla potenza e farsi portare lontano dai cori fino ad arrivare all’assolo di chitarra che in questo caso è mostruosamente bello.
- PORNOGRAFFITTI: La title track sbotta con un “Sex” e abbiamo perfettamente capito di che cosa si parlerà in questa canzone, ma d’altronde potevamo già immaginarlo dal titolo giocato su di un divertimento letterario tra pornography e graffiti. Pezzo molto funky, veramente bello, può dare assuefazione.
- WHEN I FIRST KISSED YOU: Come poi ci abituerà Bettencourt abbiamo atmosfere diversissime in questo swing newyorkese molto ispirato che ci mostra l’abilità del chitarrista con i tasti bianchi e neri.
- SUZIE (WANTS HER ALL DAY WHAT?): Suono ancora una volta che si avvicina a Van Halen e che sfila via preciso e compatto.
- HE-MAN WOMAN HATER: L’apertura del brano con il celebre “volo del calabrone ferito” è fantasmagorica e vale la pena del brano stesso. Un fraseggio incredibile della sei corde e batteria accelerato all’inverosimile sfocia in un pezzo di storia dell’hard rock. Come restare insensibili? Eccezionale, come la partecipazione di Dweezil Zappa.
- SONG FOR LOVE: Estremamente complessa, con almeno tre ritornelli diversi con cui si sarebbero potute fare più canzoni. Ma gli Extreme forse ne avevano in abbondanza tanto da metterli tutti nella stessa composizione. Anche per questo sono stati, sono e saranno sempre una band unica nel panorama mondiale.
- HOLE HEARTED: Si chiude con un’altra perla di notevolissima qualità questo album unico nel suo genere. Una canzone che fa il verso a quella che era l’abitudine di alcune band della scena hair metal di cercare nella scena cowboy e country nuova linfa e nuovo materiale e, soprattutto, nuovi compratori di dischi da convincere. Molti Queen anche in questa canzone certamente molto ben costruita.
Il belle è che il bello deve ancora venire perché dopo questa meraviglia di album gli Extreme ottennero riconoscimento mondiale andando anche al Freddie Mercury Tribute. Dopo il quale produssero un disco meraviglioso come “Three sides to every story”. Ma questa sarà sicuramente materia di un nuovo racconto. Siatene certi.
Alla prossima.
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