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1989 – Repeat offender – Richard Marx – Capitol

1989 – Repeat offender – Richard Marx – Capitol

Maggio 12, 2015 Diceilsaggio 0 856

repeatoffenderfront

Richard Noel Marx è nato a Chicago il 16 di Settembre del 1963 e passerà alla storia non soltanto per essere uno dei più talentuosi tra gli autori sull’intero pianeta Terra ma anche e soprattutto per essere stato (e questo è un primato imbattibile) il primo artista al mondo a mettere in fila la sequenza dei suoi primi sette singoli tutti nelle prime 5 posizioni della Billboard Hot 100.

Inoltre, alla data di oggi, ha anche il record di aver scritto almeno un singolo che è andato primo in classifica per 4 decenni consecutivi.

Marx è nato in una famiglia di musicisti professionisti, mamma cantante e papà musicista jazz produttore di jingles commerciali. Ha cominciato a cantare professionalmente anche lui all’età di 5 anni lavorando per il padre. All’età di 17 anni un suo demo-tape giunge in mano a Lionel Richie che lo invita a raggiungerlo a Los Angeles, dicendogli, in tutta onestà, di non aspettarsi nulla. Non appena finisce il liceo Richard parte per Los Angeles e va subito a cercare Lionel Richie che stava registrando il suo primo album da solista, dopo aver lasciato i Commodores. Lionel Richie stava avendo dei grossi problemi con le parti di cori sul suo album, ma l’intervento di Richard Marx appare provvidenziale e glieli risolve. Sul primo album del grande vocalist dell’Alabama Richard Marx arrangerà le parti vocali di “You are”, e anche “Running with the night” e “All night long” che però usciranno sul secondo album di Richie.

In questi primi tempi a Los Angeles Richard cerca di buttarsi a capofitto nel lavoro di studio e gli capiterà di lavorare con Madonna (su True Blue, soprattutto), con Whitney Houston, con Barbra Streisand, con il grande Luther Vandross. Gli capita anche di mandare la demo di un brano a Kenny Rogers, la canzone è Crazy che diventerà prima in classifica nelle classifiche country e arriverà al quinto posto nella classifica generale. Questo successo gli permette di cominciare a lavorare con il grande produttore David Foster e di cominciare a scrivere per i Chicago. La carriera di Richard Marx sembra in ascesa, ma non riesce a trovare un contratto discografico che gli permetta di partire anche con la sua carriera solista. Finché un giorno un suo demo non capita per le mani di Bruce Lundvall. Il boss della EMI è convinto di avere per le mani una stella e finalmente lo mette sotto contratto per permettergli di lavorare al suo primo album in studio.

Il suo primo album arriva nel 1987 e venderà circa 5 milioni di copie, un ottimo successo per un artista esordiente (anche se con un lungo passato di autore e corista). Questo album gli permetterà di aggiungere un ulteriore record e cioè quello di essere il primo cantante trasmesso su 117 stazioni differenti nella prima settimana di programmazione del suo disco. Il grande successo e l’ottimo accoglimento del suo primo album che porta il suo nome fanno sì che Marx parta per il suo primo tour mondiale (della durata di 14 mesi), dapprima facendo l’apertura per i Reo Speedwagon, ma ben presto diventando “main act”.

Dopo questo lunghissimo tour Richard Marx torna subito in studio a Los Angeles impiegando diversi studi a seconda delle varie session di registrazione (A&M a Santa Monica, Cherokee a Hollywood, Capitol a Hollywood, Sunset a Hollywood), e realizza, con le canzoni che ha scritto durante il tour appena concluso, nell’inverno tra il 1988 e il 1989 il suo secondo album con i migliori session men della scena mondiale.

Tutte le session vengono registrate dallo stesso Marx e dal produttore David Cole il quale si occupa anche del mix, mentre il mastering finale viene svolto da Wally Traugott presso i Capitol Studios.

L’album che ne risulta, che è quello di cui parliamo oggi è Repeat Offender, un album che è destinato ad avere molto più successo del precedente. Un album che ha prodotto ben 6 singoli di cui i primi due sono stati due numeri uno e il terzo è arrivato al quarto posto, tanto da comporre con i quattro singoli dell’album precedente, la fila di sette singoli di cui si parlava in apertura di articolo.

Alla fine del 1989 questo album si permette di scalzare Prince (in questo caso parliamo di Roger Nelson da Minneapolis, mentre più avanti nell’articolo ci riferiremo a Prince come a Prairie Prince, il batterista) dal primo posto in classifica (con l’album Batman).

Repeat Offender ha grande successo, sette milioni di copie vendute in tutto il mondo, quattro solo negli USA, e gli segue un tour fortunatissimo che porta Richard Marx a suonare al mega concerto organizzato da Roger Waters per la caduta del muro di Berlino nel Novembre del 1989, durante il tour in Germania organizzato su esplicita richiesta di Tina Turner.

Ma vediamo subito le tracce, spulciando anche qui e là quelli che sono i musicisti che hanno suonato su ogni singola traccia (come abbiamo detto questo album è stato realizzato disorganicamente, a seconda dei musicisti che hanno partecipato alle session):

  1. NOTHIN’ YOU CAN DO ABOUT IT: Alla batteria c’è il possente Mike Baird (famoso in Italia per aver suonato per alcuni anni al servizio di Vasco), al basso John Pierce (il bassista di Huey Lewis & The News), all’organo c’è Bill Champlin, al pianoforte Michael Omartian, ma la collaborazione più importante per questo pezzo è sicuramente quella con Steve Lukather per cui viene coniata la frase “I’m here to make a big, BIG sound” presente nel testo della canzone e che da sempre è la caratteristica del chitarrista californiano, quella di creare un “muro” di suono, anche senza numerosissime sovraincisioni, ma spesso con dei “buona la prima”.
  2. SATISFIED: Il primo singolo estratto dall’album, estremamente radiofonico, uno di quei pezzi che, ai tempi, non potevi non drizzare le orecchie sentendo quel riff di chitarra distorta (ma doppiata con un suono pulito). Qui alla batteria abbiamo sempre Baird, affiancato al basso dal mitico Randy Jackson, alle tastiere da C.J. Vanston, all’organo Bill Payne, mentre alla chitarra il tocco è quello del geniale Michael Landau (forse il miglior chitarrista attualmente in circolazione, ma troppo sottovalutato), coadiuvato alle ritmiche da Bruce Gaitsch, alle percussioni c’è Paulinho Da Costa. Ai cori figura anche Cynthia Rhodes, modella e attrice molto famosa (Staying Alive con John Travolta e Dirty Dancing in cui interpreta Penny, oltre a numerosi video tra cui Rosanna dei Toto), che al tempo della produzione dell’album era appena diventata moglie dello stesso Richard.
  3. ANGELIA: Il terzo singolo estratto dall’album viene interamente arrangiata da CJ Vanston, uno che di suono “grosso” se ne intende. E’ una ballata strappalacrime, un genere che si confà molto a Richard Marx. In questo brano possiamo trovare Prairie Prince, Jim Cliff suona il basso, Vanston alle tastiere, Gaitsch e Landau alla chitarra, lo splendido assolo di sax è di Marc Russo.
  4. TOO LATE TO SAY GOODBYE: Canzone il cui testo è stato scritto da Fee Waybill è un andante baldanzoso, molto anni ’80. Prince alla batteria, Cliff al basso, Landau alla chitarra e Vanston alle tastiere. E’ bellissimo il finale di chitarra classica suonato dal magico tocco di Bruce Gaitsch.
  5. RIGHT HERE WAITING: Il secondo singolo e il secondo numero uno estratto dall’album. Forse la canzone più famosa in senso assoluto di Richard Marx è un altro lentone pazzesco che vede Vanston alle tastiere e al synth bass e Gaitsch alla chitarra acustica.
  6. HEART ON THE LINE: La canzone è stata interamente scritta da Bruce Gaitsch che l’ha anche arrangiata. Un classico rock da fine anni ’80. Prince alla batteria, Jackson al basso, Gaitsch e Landau alla chitarra, Tommy Funderburk ai cori e il solo di sax di Marc Russo.
  7. REAL WORLD: Un bel pezzo funk con John Keane alla batteria, Cliff al basso, Jon Walmsley e Paul Warren (oltre a Landau) alla chitarra, Champlin all’organo e Omartian al piano.
  8. IF YOU DON’T WANT MY LOVE: Bel pezzo west coast il cui testo è stato scritto da Fee Waybill, che parte con il potente drumming di John Robinson, accompagnato dal basso di Jackson e dalla chitarra di Gaitsch. Alle tastiere c’è Vanston e Da Costa è alle percussioni.
  9. WAIT FOR THE SUNRISE: Un pezzo un po’ fuori dagli schemi (sembra sempre che debba “partire” e in realtà non parte mai) di questo album che però è talmente pieno di tutto da potere contenere anche questo. Keane alla batteria, Cliff al basso, Warren e Landau alla chitarra, Bill Cuomo oltre a Vanston alle tastiere.
  10. CHILDREN OF THE NIGHT: L’ultimo singolo estratto da questo fortunatissimo album. I proventi del singolo sono stati interamente destinati a opere caritatevoli nei confronti degli homeless di Downtown Los Angeles. Alla batteria Prince, al basso Jackson, alla chitarra Landau, alle tastiere Vanston e Omartian al piano, Da Costa alle percussioni. Contribuisce una cospicua sezione fiati composta da Larry Williams (sax), Marc Russo (sax), Tom Scott (sax), Gary Grant (tromba) e Jerry Hey (tromba), sezione arrangiata e diretta dal papà di Richard, Dick Marx. Anche la sezione cori di questo che è un vero inno è piuttosto nutrita: Cynthia Rhodes, Don Shelton, Gene Miller, Kevin Cronin, Larry Gatlin, Rudy Gatlin, mamma Ruth Marx, Shelley Cole, Steve Gatlin e Terry Williams.

Molti in Italia non hanno alcuna considerazione per Richard Marx che invece, con una trentina di milioni di copie vendute nell’intera sua carriera ricopre un ruolo davvero importante e ora, a distanza di quasi 40 anni dal suo esordio, e dopo che da tempo si è dedicato alla sola attività di autore per altri grandi nomi (uno fra tutti è Keith Urban per cui ha scritto grandi successi come “Better Life”, “Everybody” e “Long Hot Summer”).

A me è sempre piaciuto tanto per quel suo grande talento di sapere unire una venatura rock con una grande propensione alla melodia.

Ce ne fossero.

Alla prossima.

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