Ennesimo compito arduo quello di oggi, perché come spesso accade tendiamo a parlare di album che davvero hanno fatto la storia della musica. E ancora una volta dobbiamo parlare di un personaggio profondamente radicato nell’immaginario collettivo dei suoi numerosissimi fans e di un album che ha modificato in maniera determinante la percezione della gente nei confronti di un’artista fino ad allora legata a filo doppio piuttosto con la provocazione e con atteggiamenti sul filo del cattivo gusto che con altro e ne ha determinato invece un cambiamento radicale nel modo di porsi verso il pubblico e di conseguenza il clamoroso successo.
L’album di cui parliamo oggi ha visto la luce 30 anni orsono essendo uscito all’alba dell’estate del 1986, un periodo storico in cui eravamo forse al termine dei giorni delle dance hall, le discoteche newyorkesi e uno dei personaggi che più animavano le nottate nella grande mela sgomitando in ogni modo per farsi largo e farsi conoscere è quello di cui parliamo oggi.
L’album in questione nonostante, come già detto, abbia 30 anni in realtà suona ancora molto attuale, perché è stato concepito in tutto e per tutto per essere un capolavoro di produzione e sapienza compositiva, al netto del fatto che stiamo trattando comunque di un album sostanzialmente di musica per far muovere il fondoschiena.
Louise Veronica Ciccone, che ormai ha deciso di farsi chiamare solo come Madonna (decretando quindi così il primo elemento controverso legato alla sua persona), è nel pieno della sua maturità artistica, nonostante sia solo al terzo album inciso. Nonostante il tanto sgomitare per emergere Madonna è arrivata relativamente tardi al successo (l’italoamericana è nata nel 1958, esordisce discograficamente quindi a 25 anni essendo il suo primo omonimo album, anche se qualcuno lo chiamerà successivamente The first album del 1983).
L’album di cui invece parliamo oggi è, come si sarà intuito “True Blue”.
Madonna decide di abbandonare l’ala protettiva funky-dance di Nile Rodgers che aveva prodotto “Like a Virgin”, album arrivato a contare 20 milioni di copie vendute (di cui 17 nei soli USA), e per questo album si affida alle proprie forze, facendosi coadiuvare dal punto di vista artistico dal genio del polistrumentista Pat Leonard e da quello del suo ex fidanzato, il batterista Stephen Bray.
L’album vorrebbe quantomeno ripetere l’enorme successo di quello che lo ha preceduto, il tutto però abbandonando il taglio giovanile, e cercando un target decisamente più adulto e maturo senza abbandonare invece la freschezza e il “movimento”.
Questo perché Madonna, nonostante voglia piacere a tutti i costi, crede di avere trovato in Sean Penn (che intanto ha sposato) l’uomo della sua vita e vuole togliersi di dosso l’immagine da icona giovanile, e vuole invece indossare un’immagine matura di giovane e impegnata mogliettina. L’intero album è inteso come un regalo di “San Valentino” all’ingombrante marito e lo stesso titolo (l’album doveva chiamarsi “Live to tell” come il singolo che fa da apripista all’album intero) è il vezzeggiativo che Penn dava a Madonna.
I suoni sono più rotondi, più patinati, più AOR (inteso come Adult Oriented Rock) che nei precedenti due lavori e questo viene garantito dalle firme che portano le varie parti strumentali suonate. La voce di Madonna è più suadente e raggiunge tonalità più profonde dei primi due album in maniera più suadente. E le canzoni oltre alla solita dance pescano la propria linfa vitale anche in altri generi come la musica classica e quella centroamericana.
Appena uscito l’album balza al numero uno in 28 paesi del mondo e la critica lo acclama in maniera entusiastica. Madonna diventa così un’icona del pop mondiale, almeno al pari di Michael Jackson e di Prince.
Delle nove tracce dell’album cinque diventeranno singoli e video di successo assoluto.
In copertina Madonna è ritratta da una meravigliosa foto del mago del bianco e nero Herb Ritts, mentre il retro di copertina presenta i titoli delle tracce in corsivo a penna su fondo blu.
Scorriamo le tracce:
- PAPA DON’T PREACH: Madonna viene dal successo funky/dance del precedente album e si nota subito dalla prima traccia che si apre con un riff di archi in Mi- che tutti i tastieristi hanno imparato a suonare (non fa eccezione chi sta scrivendo) per poi basare tutta la struttura del pezzo su di un ossessivo giro di slap bass (strumento molto di moda a quei tempi, portato alla ribalta e al massimo del riconoscimento da Mark King dei Level 42) campionato e sulla chitarra molto funky del compianto David Williams (già con Michael Jackson, oltre che spesso live con la stessa Madonna). Il pezzo è stato scritto da Brian Elliot e Madonna ha scritto solo alcuni versi del testo, tratta di una adolescente che rimane incinta e chiede al padre la propria benedizione per portare a termine la gravidanza e cercare un futuro insieme al proprio fidanzato.
- OPEN YOUR HEART: La canzone si chiamava “Follow your heart” ed era stata scritta da Gardner Cole e Peter Rafelson per la voce di Cindy Lauper. Madonna la fa sua, riscrivendone il testo. E’ un pezzo molto pericoloso per la voce dell’artista di Brooklyn perché non troppo adatto alle sue corde vocali ed alla sua tessitura. Anche nella versione su disco, oltre che dal vivo, l’artista tende ad “ingolarsi”, fateci caso. Ma il pezzo è brioso, salterino, non a caso sarà scelto per essere il brano di apertura dell’intero “Who’s that girl tour” che promuoverà l’album ed anche il terzo singolo estratto. Una di quelle canzoni per cui Madonna è universalmente riconosciuta. Qui la ritmica è supportata dalla possente batteria di Jonathan “Sugar Ray” Moffett (già con Elton John, Michael Jackson, e successivamente George Michael e Vasco Rossi, tra gli altri), oltre che dalla chitarra funky del già citato David Williams.
- WHITE HEAT: Il pezzo “cattivo” dell’album. Quello in cui Madonna proclama la sua libertà e indipendenza da chiunque voglia stabilire una relazione con lei. In sostanza afferma che sarà lei, sempre e comunque, quella che decide. Un pezzo dalla struttura rock, ma mascherato benissimo in chiave pop-dance. Scrittura a quattro mani di Madonna e Pat Leonard.
- LIVE TO TELL: Il singolo che ha anticipato di 3 mesi l’uscita dell’album diventando il terzo singolo della carriera di Madonna a raggiungere il numero uno di Billboard Hits 100. Un autentico capolavoro è sicuramente il più bel pezzo dell’album se non dell’intera carriera stessa di Madonna. Pat Leonard scrisse questa canzone per il film di Duncan Gibbins “Le cascate del Paradiso” con Virginia Madsen. Ma Madonna se ne innamorò e la fece sua per il film “A distanza ravvicinata” con suo marito Sean Penn e Cristopher Walken. La canzone parla di essere forti sperando di poter un giorno ridere e raccontare la verità di ciò che si è vissuto. Madonna ha raccontato di aver scritto il testo pensando alla sua infanzia ed ai suoi burrascosi rapporti con i genitori.
- WHERE’S THE PARTY: Una canzone che probabilmente appartiene più al periodo dei primi due album che non a questo. Scanzonata, allegra, vivace, frizzante. Che stress dovere lavorare tutta la settimana per arrivare al weekend e potersi finalmente divertire, potere festeggiare, stare con il compagno e gli amici, potere danzare. Meglio non crescere mai per potere trovare il modo di festeggiare sempre e comunque. Un vero e proprio inno alla spensieratezza.
- TRUE BLUE: Il terzo singolo estratto è quello che porta il nome dell’intero album e che recita come ritornello il vezzeggiativo “True Blue baby, I love you” con cui Sean Penn si rivolgeva a Madonna, in pieno stile doo-wop, come cantavano i gruppi femminili negli anni ’50. Questa canzone è infatti un po’ un tributo a quegli anni, all’American Graffiti in genere. La critica la acclamò, appunto per questi spunti. Non indimenticabile…
- LA ISLA BONITA: Che dire invece di questa che ha fatto ballare tre generazioni e continua tutt’ora? Il singolo di maggior successo dell’album nonostante sia stato l’ultimo ad essere pubblicato quasi a furor di popolo. La canzone, scritta dal chitarrista classico Bruce Gaitsch era stata offerta a Michael Jackson per il suo “Bad”, ma Jackson la rifiutò…
- JIMMY JIMMY: Altro episodio non certo indimenticabile. E’ l’unica canzone dell’album che Madonna non ha mai nemmeno una volta eseguito dal vivo. 4 minuti di twist, niente più.
- LOVE MAKES THE WORLD GO ROUND: L’album si chiude con un ritmo allegro, un po’ samba, per ribadire la necessità di scappare dalla vita quotidiana e come come per l’artista sia l’amore ciò che ci può salvare.
Per i fan di Madonna è un album che nessuno può permettersi di non avere, per i non fan dell’artista di Brooklyn il consiglio è di passare 40 minuti di buon ascolto, perché il disco senza ombra di dubbio mette addosso un po’ di positività che al giorno d’oggi non può stonare certamente.
Alla prossima
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